Parola fu composto nel 1996 su commissione del
Festival d’Automne à Paris e dell’
Ensemble Contrechamps che ne curò la prima esecuzione.
Il progetto compositivo che intendevo realizzare in questo pezzo era l’orchestrazione del nome della dedicataria - Paola - filtrato attraverso la trascrizione musicale del grido delle rondini e delle imprevedibili traiettorie del loro volo. Le rondini - perlomeno quelle italiane che mi volavano sopra la testa durante il mio soggiorno romano a Villa Medici nel 1995-96 - emettono un bicordo iperacuto SI FA# crescente e poi calante, articolato in un fittissimo tremolo, talmente veloce da non potere essere percepito come tale e da non potere essere eseguito da uno strumento musicale.
Questo suono così energetico e sfuggente nella sua essenza musicale mi sembrava racchiudere il segreto della vitalità del volo. Diventò così il principio del mio pezzo, insufflandone letteralmente la vita. Dico letteralmente perché nella mia immaginazione sonora lo assimilai a un coloratissimo fonema “R” che aggiunto al nome della dedicataria lo trasformava in “paRola”. Parola, dunque: significato, volo del suono che prende senso, si fa senso, così come di righe di parole le rondini sembrano solcare il cielo.
Stefano Gervasoni, 22.1.99
Parola was composed in 1996 and commissioned by the Festival d’Automne à Paris together with Ensemble Contrechamps, which performed its premiere in the same year.
My project for this composition was to orchestrate the dedicatee’s name - Paola - which I would first filter through the musical transcription of swallows’ cry and of the unpredictable trajectories of their flight.
Swallows - at least the Italian swallows that were flying above my head during my Roman stay at Villa Medici, in 1995-96 - give out a extra-high chord B Fsharp, first rising and then falling, which is articulated in a very fast tremolo - so fast that it cannot be perceived as such and cannot be produced with a musical instrument. This sound, so energetic and elusive in its musical essence, seemed to me to enclose the secret of the vitality of flying. So that it became the starting-point of my piece, and literally blew life into it. I’m saying “literally”, because in my sound imagination I assimilated it to the phoneme “R”, which I colored strongly and added to the dedicatee’s name, thus transforming it into “paRola”.
“Parola”, then, or “word”: that is, meaning, flight of sound that assumes sense, that becomes sense, just as the flight of swallows draws lines of words in the sky.
Stefano Gervasoni, 22.1.99