E’ una composizione per sette voci a cappella (S.S.A.T.T.Bar.B.) che utillzza frammenti di Hyacinth Freiherr von Wieser (1893 – ?), un giurista che a seguito delle sua ossessione di essere avvelenato si isola dai suoi familiari e dal mondo e finisce in un sanatorio di Monaco di Baviera, dove dipinge e scrive. Di lui non sa più nulla a partire dl 1920, anno in cui il dottor Hans Prinzhorn, psichiatra e storico, studioso dei rapporti tra arte e malattia mentale (il suo libro
Bildnerei der Geisteskranken rappresenta uno dei primi tentativi di analisi del genere) terminò le sue visite e raccolse un buon numero di documenti della produzione “artistica” del barone von Wieser, riunendoli in una grande collezione d’
art brut,
Sammlung Prinzhorn, oggi custodita presso il dipartimento di psichiatria dell’Università di Heidelberg.
Questo lavoro rappresenta per me il primo tentativo di mettere in musica dei testi non poetici, dei testi, cioè, che non presentano una caratteristica di autorevolezza indiscussa per il loro contenuto, le loro caratteristiche fomali, la loro storia. Ho sempre cercato di usare il massimo rispetto nella “traduzione” musicale dei testi poetici, considerandoli come sistemi organicamente compiuti di principi regolatori da trasformare in musica.
Nel caso dei testi del barone von Wieser questo rispetto diventa in primo luogo una forma di adesione alla sofferenza psichica che essi esprimono in una modalità quasi inconsapevolmente artistica, essendo la fattura artistica il risultato della messa in forma di una materia plasmata dal delirio e dalla schizofrenia. Ne consegue una idea di bellezza artistica e di funzione dell’arte che travalica (in modo dirompente) le categorie “consuete” della creazione artistica (autore, pubblico, fruizione estetica, contesto della rappresentazione, etc). Per questo motivo considero “
Horrido” (il titolo è una parola dei testi del barone von Weiser) un altro tassello della mia ricerca musicale attuale, nella quale l’incontro tra “spontaneità” e “regola” mi sembra costituire un perno essenziale (
Prato prima presente,
Com que voz, Nube obbediente).
Non nascondo la difficoltà che l’utilizzo di testi non
dichiarabilmente poetici mi ha procurato. Prova né è, per esempio, la lunga gestazione del lavoro (iniziato nel febbraio 2008 e terminato nel gennaio 2011). Il montaggio dei testi ideato da Patrick Hahn - giovane
Dramaturg dell’Opera di Stoccarda - ha conferito loro una dimensione drammaturgica che ha potuto creare una cornice strutturale
implicita al mio lavoro. Dico
implicita perché questa forma è stata da me rispettata in modo diverso, e resa non visibile, trasformandola da orizzontale – una “quasi cantata” con momenti lirici, narrativi, discorsivi – a verticale, nella quale i suddetti momenti s’incontrano contrappuntisticamente sovrapposti, combinati e ricombinati, quasi a rappresentare lo spazio dissociato, a-logico, a-temporale della mente malata. Dal disodine/ordine del delirio, all’ordine del montaggio, al “disordine” della messa in musica.
Stefano Gervasoni 7.1.11